E quest’ultimo,
come previsto, bussò alla porta della
casa del malato.
Il dottore entrò
nell’abitazione cercando con lo sguardo il suo paziente, e non vedendo
nessuno nei dintorni, decise di sedersi sul divano per aspettarlo.
Fu un grosso errore
però, perché lui, puntuale come al solito, era sdraiato proprio su quel
cuscino.
Infatti, appena
l’uomo si mise comodo avvertì disperati mugolii di dolore provenire da sotto
di sé: si alzò di scatto per lo spavento e, preso dal panico, cercò di
afferrare per più di una volta quel paio di occhiali che si ritrovava sul
collo per capire cosa poteva essere successo in quell’istante.
Sistemati sul naso,
essi gli diedero una chiara visione di ciò che aveva schiacciato qualche
attimo prima: un piccolo puntino nero e dolorante, facilmente confondibile
con un neo, nonché il suo paziente.
Il dottore chiese
umilmente scusa ma il punto, immerso nei suoi più cupi pensieri sembrava
completamente disinteressarsi a tutto.
Questo
comportamento ricordò al medico per quale motivo si trovava in quella casa e,
ripreso un atteggiamento professionale, chiese gentilmente al punto di
riemergere da quel divano che lo aveva completamente inghiottito e di sedersi
per la visita.
Mentre il paziente
ubbidiva silenziosamente agli ordini, l’uomo estrasse dal taschino del camice
una penna a clic ed un taccuino a quadretti.
Iniziarono le prime
domande e, in contemporanea, quelle scritte nere dalla calligrafia illeggibile
cominciavano a riempire i fogli.
Dalle parole
pronunciate dal punto si intuì un’enorme preoccupazione per la sua salute
(specialmente da quando si era punto, per l’appunto) e per la sua solitudine.
Era un fermo
sostenitore di idee tutte sue e non gli piaceva condividerle con altri: il dottore , però, riuscì a fargliele esternare senza che si
sentisse come un impu(n)tato davanti al giudice.
E così egli
cominciò a raccontare.
Abituato ad avere
sempre (o quasi) l’ultima parola (basti guardare la fine di una frase), risultava molto distaccato, ed era anche
ragione di distacco tra parole amiche.
Era spesso oggetto
di scherno, troppo piccolo, troppo tondo, di salute cagionevole (si ammalava
spesso di morbillo, ma con un solo punto).
Troppo puntiglioso.
Il dottore
ondeggiava su e giù la sua testa come quando si ascolta una musica ritmata,
poi si fermò lentamente per massaggiare i nervi doloranti di quel collo.
Terminati i vari
racconti, il medico gli assicurò che avrebbe mantenuto il segreto
professionale.
Affermò poi che da
quel momento ogni cosa che apparteneva al passato non era il caso di
sistemarla: sarebbe stato meglio concentrarsi sul presente e sul futuro.
Invitò il paziente
a metterci… un punto sopra.
Andare a capo riga
e cominciare nuove frasi, respirare e far respirare i lettori.
Il dottore
intravvise un piccolo sorriso sulle labbra del paziente.
«Questo è per lei.»
A quel punto
strappò rumorosamente dal suo taccuino un foglio, lasciandolo nelle mani di
un punto con un espressione del tutto nuova e congedandosi, uscì lentamente
dall’appartamento.
Il giovane girò il
foglio e lesse:
“Hai bisogno solo di conoscere uno scrittore
che ti riesca a valorizzare”
E fu così che il
punto capì l’importanza di ciò per cui era nato: la scrittura.
Noemi
Masetti
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lunedì 4 dicembre 2017
Dialogo tra un punto e un medico
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