lunedì 4 dicembre 2017

Dialogo tra un punto e un medico


Pochi giorni prima il povero punto aveva chiamato il dottore per una visita.
E quest’ultimo, come previsto,  bussò alla porta della casa del malato.
Il dottore entrò nell’abitazione cercando con lo sguardo il suo paziente, e non vedendo nessuno nei dintorni, decise di sedersi sul divano per aspettarlo.
Fu un grosso errore però, perché lui, puntuale come al solito, era sdraiato proprio su quel cuscino.
Infatti, appena l’uomo si mise comodo avvertì disperati mugolii di dolore provenire da sotto di sé: si alzò di scatto per lo spavento e, preso dal panico, cercò di afferrare per più di una volta quel paio di occhiali che si ritrovava sul collo per capire cosa poteva essere successo in quell’istante.
Sistemati sul naso, essi gli diedero una chiara visione di ciò che aveva schiacciato qualche attimo prima: un piccolo puntino nero e dolorante, facilmente confondibile con un neo,  nonché il suo paziente.
Il dottore chiese umilmente scusa ma il punto, immerso nei suoi più cupi pensieri sembrava completamente disinteressarsi a tutto.
Questo comportamento ricordò al medico per quale motivo si trovava in quella casa e, ripreso un atteggiamento professionale, chiese gentilmente al punto di riemergere da quel divano che lo aveva completamente inghiottito e di sedersi per la visita.
Mentre il paziente ubbidiva silenziosamente agli ordini, l’uomo estrasse dal taschino del camice una penna a clic ed un taccuino a quadretti.
Iniziarono le prime domande e, in contemporanea, quelle scritte nere dalla calligrafia illeggibile cominciavano a riempire i fogli.
Dalle parole pronunciate dal punto si intuì un’enorme preoccupazione per la sua salute (specialmente da quando si era punto, per l’appunto) e per la sua solitudine.
Era un fermo sostenitore di idee tutte sue e non gli piaceva condividerle con altri:  il dottore , però,  riuscì a fargliele esternare senza che si sentisse come un impu(n)tato davanti al giudice.
E così egli cominciò a raccontare.
Abituato ad avere sempre (o quasi) l’ultima parola (basti guardare la fine di una frase),  risultava molto distaccato, ed era anche ragione di distacco tra parole amiche.
Era spesso oggetto di scherno, troppo piccolo, troppo tondo, di salute cagionevole (si ammalava spesso di morbillo, ma con un solo punto).
Troppo puntiglioso.
Il dottore ondeggiava su e giù la sua testa come quando si ascolta una musica ritmata, poi si fermò lentamente per massaggiare i nervi doloranti di quel collo.
Terminati i vari racconti, il medico gli assicurò che avrebbe mantenuto il segreto professionale.
Affermò poi che da quel momento ogni cosa che apparteneva al passato non era il caso di sistemarla: sarebbe stato meglio concentrarsi sul presente e sul futuro.
Invitò il paziente a metterci… un punto sopra.
Andare a capo riga e cominciare nuove frasi, respirare e far respirare i lettori.
Il dottore intravvise un piccolo sorriso sulle labbra del paziente.
«Questo è per lei.»
A quel punto strappò rumorosamente dal suo taccuino un foglio, lasciandolo nelle mani di un punto con un espressione del tutto nuova e congedandosi, uscì lentamente dall’appartamento.
Il giovane girò il foglio e lesse:
 “Hai bisogno solo di conoscere uno scrittore che ti riesca a valorizzare”
E fu così che il punto capì l’importanza di ciò per cui era nato: la scrittura.


 Noemi Masetti

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