venerdì 8 dicembre 2017

Epitaffi - La vecchia

Finalmente,
mi libero dalla prigione in cui sono nata.
Forse ero destinata a grandi cose,
forse sarei stata in grado di fare di più,
ma ora sono davvero certa di non poterlo più scoprire.
Mi ritrovavo senza idee, giudizi, dote,
ero una spugna che assorbiva il male
e non riusciva a svuotarsi.
Mi fidavo ciecamente del mio padrone
e invidiavo mio marito e i suoi compagni,
sempre in burrasca,
rimpiangendo di essere donna.
Rispondevo con riluttanza, ma obbedivo
perché non c’era via di scampo:
venivo protetta e dovevo ricompensare.
Nei tempi più recenti il castello appariva illuminato
e non si percepiva più il terrore sulla pelle.
Mi lasciò confusa, durante l’ultimo giorno.

Mi chiamavano vecchia a soli trent’anni.
Sbeffeggiata e insultata da tutti, ero brutta, sgraziata, vedova.
Io, che non ho vissuto,
mi abbandono con un ridere rauco
a questo sollievo di morte.


AURORA CORRADI

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