lunedì 4 giugno 2018

Galassie

La SecondaM è una classe simpatica e creativa: fin dal primo giorno ho immaginato che mi sarei esaltata, a spiegare loro Annibale, e che avrei sorriso molto, leggendo quelle pagine creative sulle figure retoriche personificate. Immaginavo, certo, che ci sarebbero state ansie pre-verifiche, sospiri di sollievo alla consegna delle prove, futili litigi, questo sì, e tanti piccoli pacchetti di gratitudine reciproca, appoggiati ciascuno sul proprio banco. 
Ma pensavo anche che sarei stata sola; credevo che mi sarei trovata l'unica adulta, sempre, tra quelle quattro mura; una piccola stella polare, per tutti quegli spaesati viandanti: la sola, e, ovviamente, la migliore.
Ma non avevo contato Montesole. Non lo potevo sapere. Non mi figuravo quel sole insperato di novembre, la classe che arriva puntuale al ritrovo pomeridiano e in attesa dei prof ritardatari, improvvisa giochi di gruppo, le loro giacche colorate e ammonticchiate come stati di una pacifica cartina immaginaria. E soprattutto non avrei mai potuto immaginare la prof. F.
Primo, perché a inizio anno non avevo ancora capito quale fosse, in quella folla indistinta e severa di prof di matematica che colonizzavano il tavolo fuori dalla sala insegnanti. E poi perché, si sa, delle prof di matematica non si fida mai nessuno: glaciali, implacabili, cartesiane. Chi potrebbe mai credere che ciò che successe aveva come protagonista assoluta proprio lei?

Il gioco era semplice: compatti in cerchio, occorreva alzarsi in piedi ogni volta che si sentiva nominare una categoria di persone alle quali si sapeva di appartenere. "Chi odia la juve", "Chi porta le mutande nere", "Chi parteciperà allo scambio"... Le prime fratture, le più timide solidarietà cominciavano a lasciarsi intravedere. "A chi piace la prof Carrara": ed era stata una standing ovation di autostima ed esaltazione personale. Cosa volevo di più dalla vita? - pensavo sorridendo. Mi pareva di aver raggiunto l'apice dello star bene con loro.
E invece no. E invece mancava ancora una piccolissima ma fondamentale tessera di puzzle. Mancava le prof F.
"Si alzi chi... è mai stato tradito!" chiamava a gran voce Leandro, e improvvisamente il cerchio si faceva nervoso e immobile, riluttante a rivelare le proprie tragiche cicatrici. 
Tutto il cerchio tranne lei. Non ci aveva forse troppo riflettuto. Per un attimo il prurito dolente di quell'antica ferita scacciava la solida razionalità di docente: cadeva l'algebrica e algida maschera, e la prof F. si alzava in piedi di spinta, convinta forse di doversi contendere le sedie vuote con tanti altri pretendenti traditi come lei. E invece si trovava in piedi da sola.
Il silenzio coprì la stanza come un velo sottile, ma durò pochissimo: pochi istanti dopo la classe rideva a gran voce, e io tentennante mi affacciavo allo sguardo di lei per capire se aveva capito, se voleva buttarsi, se stava bene lì, in mezzo agli altri, senza maschera, eppure finalmente libera.
Sì, la prof F. stava al gioco: si accodò velocemente al clamore generale, accompagnando la sua risata con un rossore diffuso sulle guance. Un ultimo baluardo era caduto: la prof di matematica era una di loro, anzi, una di noi.



E' bello essere stelle polari nelle notti estive, ma quando si fa parte di una costellazione articolata, allora è bello ancora di più, e la strada, per i marinai, scende più placida verso la meta.

laProf.

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