Era il 17 Novembre dell’anno
2017, io e la mia classe 2^M alle 8:00 di mattina ci trovavamo già sul pullman
diretti verso il luogo che, a detta dei prof. ci avrebbe aiutato ad unirci: Montesole. La prof.
Carrara e la prof. Fiore annunciarono l’arrivo e subito ci catapultammo fuori,
scoprendo con piacere che alcuni giorni prima nevicò; la neve stanziava ancora
sui cucuzzoli delle montagne, sui tetti e sui marciapiedi. Non perdemmo tempo,
ci fiondammo su essa come i cani affamati si fiondano verso il cibo. Alcuni di
noi iniziarono a lanciarsi piccole palle di neve, altri volevano provare il gusto
di toccarla. Le prof. ruppero la magia di quel momento richiamandoci e
ordinando di entrare. Arrivammo in una grande sala, con sedie poste in modo da
formare un cerchio; con noi si presentò un’altra classe, la 3^M. I due padroni
di quell’edificio in quel momento presero il posto delle prof. Ci spiegarono
che avremmo dovuto presentarci e dire una realtà oggettiva importante della nostra
vita iniziante con la prima lettera del nostro cognome. All’inizio si provò un
po’ di imbarazzo ad esporsi verso persone che non conoscevi ancora, poi ci
sciogliemmo e fu tutto più semplice. Si susseguirono altri giochi, sempre con
lo scopo di farci conoscere meglio; tutto questo fino all’ora di pranzo. Le prof.
ci portarono in un luogo in cui c’erano un bar e fuori all’aperto circa cinque
tavoli grandi abbastanza per far sedere sei persone. Leggermente più lontano da
lì si stagliava una valle innevata; mangiammo il più veloce possibile e
corremmo in fretta verso tutto quel bianco. Verso sinistra c’era una piccola
collinetta, anch’essa coperta di neve, sulla quale potevi salire e andare verso
il boschetto. Io e Laura G. abbiamo avuto la magnifica idea di salire su di
essa e rotolare giù. Ci bagnammo tutte per via della neve, ma ne valse la pena.
Di seguito io e Giada M. ci facemmo fotografare da Noemi, vennero davvero bene.
Nel primo pomeriggio tornammo nella sala, stavolta solo la nostra classe era
presente; le stesse due persone di quella mattina ci accolsero e si divisero:
il ragazzo venne con noi, mentre la ragazza andò con la 3^M. Ci spiegò il
gioco: consisteva nel salire in piedi su delle sedie tutti insieme e mano a
mano che ci spostavamo, esse venivano tolte. Quel gioco non ci unì solo in
senso fisico, ma anche a livello sentimentale. Quel momento è valso la pena di
viverlo.
Giada Gorreri
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