Non
erano serviti a niente.
Gli
aiuti, gli sforzi dei suoi amici, dei compagni di una vita, i consigli di suo padre
Aldo Manunzio.
Decise
quindi di andare da uno psichiatra, uno a lui sconosciuto di cui aveva sentito
parlare bene in paese.
Essendo la prima volta non prenotò l’appuntamento e quindi, presentatosi
allo studio, lo fecero accomodare in sala d’attesa.
Lì
dovette aspettare qualche ora prima del colloquio e, oltre a dover fronteggiare
le espressioni attonite e i volti stupefatti (a volte imbarazzati)
dei presenti in sala, rifletté sul come esporre i suoi problemi. Cercò un modo per
non fare sembrare banali i suoi disagi.
Pensò
e ripensò, ma infine decise che il metodo migliore sarebbe stato di “andare
dritto al sodo”.
Giunse
finalmente il suo turno; era l’ultimo paziente della giornata.
Lo
fecero accomodare nello studio e, prima di sdraiarsi sul divanetto, notò che a
differenza delle altre persone, lo sguardo dello psichiatra era del tutto
normale, anzi, più che altro sembrava volesse dire “iniziamo o no? Che ho
voglia di andare a casa”.
Il
punto e virgola recepì il messaggio e iniziò presentandosi come fanno due
sconosciuti (cosa che effettivamente erano). Disse nome, cognome, età, accennò
di suo padre e concluse con altre due o tre informazioni di poca importanza.
Riprese
quindi col parlare dei suoi problemi, di essere divenuto ormai vecchio, di
avere come l’impressione di scomparire, di non servire a nulla, di essere
inutile.
Il
medico ormai annoiato, stufo, svogliato, fece finta di saperne qualcosa e gli
rispose che poteva essere una di quelle solite crisi di mezza età dovuta magari
anche alla depressione, alla solitudine, al fumo, all’alcol, o chissà a che
altro…
Poi,
all’improvviso, il paziente si sfogò in un momento d’invidia.
Si
lamentò come altri segni (quali la virgola e il punto) fossero quasi
indispensabili per gli altri, di essere presenti nelle attenzioni altrui. Poi
si calmò e il medico gli spiegò che questa non era più sua competenza, gli
prescrisse su un foglietto qualche rimedio per la crisi e lo mandò a casa.
Il
punto e virgola, uscendo dallo studio, lesse cosa c’era scritto nel foglietto:
”Assumere questo la mattina, quest’altro nel pomeriggio, infine questo dopo
cena.”
Ebbe
la conferma alle sue paure.
Tommaso
Grillenzoni
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