Si aggirava per le strade una figura alta, nera, magra, somigliante all’ideogramma sulle porte delle toilettes pubbliche per uomini, però al contrario.
Con mille incertezze, ansia e batticuore, il nostro esuberante ma triste protagonista si stava recando dal suo medico. Arrivato, quest’ultimo lo accolse con fare un po’ confuso e sguardo stranito; tuttavia, il dottore, non volendo creare disagio al povero punto esclamativo, decise di farlo accomodare subito. Quest’ultimo allora iniziò: ”Dottore… ho deciso, dopo una lunga meditazione, di venire qua da lei perché da qualche tempo ho dei pensieri che mi tormentano.” Così, l’uomo si sistemò in una posizione comoda ma professionale, pronto con il suo taccuino ad ascoltare il malcapitato.
“Dottore, mi sento poco considerato da molto tempo, ormai. Da quando gli scrittori e gli esperti hanno deciso di attribuirmi questo tono forte ed esuberante, gli altri segni non provano più gusto a stare in mia compagnia. Pensano che io sia un tipo troppo eccessivo, emotivo, esagerato, che faccia sempre del gran baccano, ma io non so come cambiare. Neanche gli scrittori mi usano più tanto. Quanto invidio Virgola, ad esempio: lei è sempre presente e costante: una certezza; proprio come Punto. Io invece sono solo un urlo, un rumore forte nella testa di chi legge”.
Il medico ci pensò su, poi disse: ”Ascolta, ognuno di noi è stato creato per avere un compito e tu sei importante tanto quanto gli altri, ma non ti considereranno mai se prima non riesci ad accettar te stesso”.
Il Punto esclamativo, annoiato da quella risposta apparentemente banale, finse di essere stato consolato. Ringraziò il dottore e se ne andò. In realtà era piuttosto arrabbiato e insoddisfatto e, ruminando sulle parole dell’uomo, disse, come per sostenere ancora di più il suo discorso: ”Allora, perché nemmeno in questo testo sono stato considerato?”.
GIORGIA DE BLASIO