mercoledì 29 novembre 2017

Dialogo tra un punto esclamativo e un medico


Si aggirava per le strade una figura alta, nera, magra, somigliante all’ideogramma sulle porte delle toilettes pubbliche per uomini, però al contrario.
Con mille incertezze, ansia e batticuore, il nostro esuberante ma triste protagonista si stava recando dal suo medico. Arrivato, quest’ultimo lo accolse con fare un po’ confuso e sguardo stranito; tuttavia, il dottore, non volendo creare disagio al povero punto esclamativo, decise di farlo accomodare subito. Quest’ultimo allora iniziò: ”Dottore… ho deciso, dopo una lunga meditazione, di venire qua da lei perché da qualche tempo ho dei pensieri che mi tormentano.” Così, l’uomo si sistemò in una posizione comoda ma professionale, pronto con il suo taccuino ad ascoltare il malcapitato.
“Dottore, mi sento poco considerato da molto tempo, ormai. Da quando gli scrittori e gli esperti hanno deciso di attribuirmi questo tono forte ed esuberante, gli altri segni non provano più gusto a stare in mia compagnia. Pensano che io sia un tipo troppo eccessivo, emotivo, esagerato, che faccia sempre del gran baccano, ma io non so come cambiare. Neanche gli scrittori mi usano più tanto. Quanto invidio Virgola, ad esempio: lei è sempre presente e costante: una certezza; proprio come Punto. Io invece sono solo un urlo, un rumore forte nella testa di chi legge”.
Il medico ci pensò su, poi disse: ”Ascolta, ognuno di noi è stato creato per avere un compito e tu sei importante tanto quanto gli altri, ma non ti considereranno mai se prima non riesci ad accettar te stesso”.
Il Punto esclamativo, annoiato da quella risposta  apparentemente banale, finse di essere stato consolato. Ringraziò il dottore e se ne andò. In realtà era piuttosto arrabbiato e insoddisfatto e, ruminando sulle parole dell’uomo, disse, come per sostenere ancora di più il suo discorso: ”Allora, perché nemmeno in questo testo sono stato considerato?”.



GIORGIA DE BLASIO

Dialogo tra un punto e un medico


“Io lo so, brav’uomo, che non sarebbe proprio il caso di lamentarmi, specialmente nelle vesti in cui mi ritrovo” disse il punto.
“Non devi affliggerti in questo modo: al giorno d’oggi c’è di peggio” continuò a lamentarsi, immaginandosi una risposta simile.
Eppure, io non trovo conforto in queste parole… mi guardi attentamente, dottore: cosa vede? No, aspetti, le tolgo io la fatica di rispondermi: una macchia, un batterio, una cacca di mosca nera seduta su un lettino bianco, immobile a disturbare il suo candore, ecco cosa sono. Ma è proprio qui il problema: sono davvero seduto? O forse girato a testa in giù? Potrei rivolgerle le spalle e lei nemmeno se ne accorgerebbe!

Tanto per cominciare, c’è un fatto che non mi spiego: perché possiedo una forma così insignificante e una presenza così imponente? Oh buon cielo, se almeno lei mi dicesse qualcosa anziché scribacchiare su quel taccuino! Badi bene che sono venuto qua da lei perché è uno “studiato”, con tanto di doppia laurea e dottorato. Quindi, tenda le orecchie come si deve e cerchi di comprendere i miei tormenti interiori: mi sento sempre preso in causa; sono costantemente in primo piano; quando gli occhi della gente si posano su di me improvvisamente non vola una mosca, e per qualche istante nessuno fiata. Poi, tutto riprende come prima, come se niente fosse. E perché ora lei sta ridendo?! Senta questa, piuttosto! Sa come mi chiamano? Segno di punteggiatura forte, fermo, il più importante. Questi sono pregiudizi, falsità, a cui tutti credono ciecamente. Non voglio fare il Don Abbondio della situazione, ma mi mettono sempre in mezzo agli affari più spiacevoli e seri. Ha mai contato quanti punti sono sparsi nella Divina Commedia? Quanti nella Bibbia? Un’infinità, più di quanti lei possa immaginare.
Adesso non faccia così, non scuota la testa con le mani tra i capelli! Vedrò di essere più chiaro: esiste una marea di espressioni che possono confermare, se non ribadire, che ce l’hanno tutti con me. Per esempio: puntiglioso, punto e basta, punto e a capo; e ancora: mettere i puntini sulle i, fare il punto della situazione, essere puntuali. Come vede, mi tirano sempre in ballo. Mi fanno sentire così cattivo, così pieno di
egocentrismo! Ecco, ora sto per piangere. Me ne vado, lei non mi è stato di alcun aiuto. Non mi ha neanche formulato una qualche diagnosi, se proprio vogliamo puntualizzare… Era una battuta, adesso poteva anche ridere.
Se non ha nient’altro d’aggiungere, la lascio ai miei cugini, che ho notato prima in sala d’attesa. Sono tre gemelli inseparabili, dottore, e piuttosto inconcludenti: lasciano sempre i discorsi in sospeso. Avrà il suo bel da fare… arrivederci!

AURORA CORRADI

lunedì 27 novembre 2017

CI PRESENTIAMO...

Questo blog è gestito da una classe del liceo Fanti di Carpi.
Siamo riusciti a crearlo grazie al progetto "28esima ora" e con l'aiuto della prof. Sofia Carrara. 
Qui abbiamo la possibilità di trattare argomenti scolastici, attuali e, quando serve, anche ironici.
Speriamo che i nostri testi vi piacciano e non dimenticate... #catchthecreativity!