martedì 5 giugno 2018

BAMBINI SPERDUTI IN VIAGGIO


Poco tempo dopo le Idi di marzo dell’anno 2018 d.C., io e gli altri bambini sperduti, guidati da Peter Pan, occupammo il pulmino di Captain Fantastic e invademmo il regno di Asterix. Ci aspettavamo di vivere sempre insieme, come facevamo ormai da un paio d’anni, ma, arrivati a Pleasantville, famiglie sconosciute ci adottarono e così diventai sorella di Emma, una ragazza misteriosa e turbata, eppure tanto generosa e passionale; persino il piccolo e vivace Zanna Bianca entrò subito a far parte del mio cuore. Rimanemmo lì per una settimana circa, periodo nel quale riuscii finalmente a capire cosa mi avesse voluto dire Alice, quando mi spiegò che, una volta intrappolati in quel sogno surreale, non avremmo fatto altro che tormentare i nostri giorni con l’ansia di vedere tutto l’incanto sparire all’improvviso. Vivevo ogni giorno al massimo della mia energia più serena. Corsi con Forrest lungo montagne e valli sabbiose e stagnati, verso abbazie e castelli,  dove ebbi l’incommensurabile onore di conoscere re Artù e i suoi valorosi cavalieri centenari. Che ne sa il resto del mondo di quella settimana così veloce e sfuggevole, piena di magie e combattimenti in compagnia di Harry e Ron, Gandalf e Frodo? No, nessuno saprà mai degli scherzi raggelanti di Jack Frost ogni volta che si usciva di casa o di quelli disgustosi di Remy e gli altri ratti ai fornelli quando era ora di mangiare. Niente fu senza gli amici che avevo già e quelli che trovai, amici per poco eppure per sempre, compagni veri più veri persino di quelle quattro adolescenti unite solo da un paio di jeans. Insomma, grazie ciurma e grazie alla nostra guida sempre giovane Peter Pan , perché, nonostante le tappe organizzative delle varie giornate, accuratamente appuntate sul diario di Bridget Jones, non venissero mai rispettate, trascorsi un’indimenticabile e imprevedibile avventura che non scorderò mai.
Se per questo piccolo attimo di felicità scolastica, che a dire il vero considero immenso, non è valsa la pena di vivere, allora potrò finalmente accettare il gesto di Tom Sawyer di marinare la scuola e fingersi morto, insistendo sul fatto che nella vita non accade mai niente di eccitante o interessante o per cui valga la pena di vivere. Ma io invece ribadisco che sì, ne è valsa la pena, eccome se n’è valsa. E allora, senza ulteriori indugi, propongo a squarciagola di contattare con ogni mezzo disponibile Doc Brown e di invertire la Macchina del Futuro per rivivere il Passato altre dieci, cento, mille volte, come in un libro, come in un film.
                                                                                                                              
                                         AURORA CORRADI

lunedì 4 giugno 2018

MONTESOLE di Leandro Moscol

Ai piedi delle montagne modenesi era una bella giornata di sole invernale. I raggi solari lavavano via la neve dalle ripide stradine montagnole con la scioltezza di mia mamma a fare il bucato.Ero un sacco di buonumore perché il giorno prima , mentre acquistavamo merende varie per l'imminente uscita, mio papà mi permise di portarmi a casa una piccola confezione di pocket coffee. Decaffeinati ovviamente. Al mio sorriso di default, quel giorno si aggiungevano 4° per lato, causati dalla spensieratezza di non dover fingere di prendere appunti. Ci si incontrava davanti a scuola qualche minuto prima che le restanti  classi del liceo cominciassero le le lezioni. Ero stato puntuale, ma non uno dei primi; quindi mi sono seduto a metà pullman. Il posto di fianco al mio è rimasto vuoto per un po', finchè Aurora e Laura, nei sedili paralleli, mi chiesero di giocare con loro a qualche gioco di società. Accettai e così fece anche Laura (sì, un'altra Laura) seduta dietro di me, anche lei da sola. Ci siamo divertiti molto, fino al bar in cui ci siamo fermati per fare colazione. Se non ricordo male due paste dolci e mezza, che non avevo comprato io tra l'altro. C'è da sapere infatti che sono una sorta di cestino organico della 2^M, mangio veramente di tutto. Scesi dal pullman, ho regalato un paio dei miei preziosi pocket coffee, a quanto pare ero proprio di buonumore.
Lo scopo della gita era di unirci di più come classe, ed il fatto che le prof. ce lo abbiano detto esplicitamente non ha penalizzato il processo, come invece ero convinto che avrebbe fatto. Noi frikki della M infatti non abbiamo preso a cuor leggero ciò che ci hanno detto le professoresse. Siamo stai tutti molto coinvolti dai giochi che sono stati organizzati per noi, e la cosa più curiosa è stata vedere le prof. parteciparvi attivamente. Ho scoperto la prof. di matematica come essere umano ed ero sinceramente sorpreso nel vederla così diveersa dalla vita professionale. Era presente anche la prof. di italiano, subentrata solo quest'anno ma la prima ad entrarci nel cuore. Con le prof. abbiamo avuto modo di legare anche in pullman, quando per poco l'autista non ci manda all'Ade. Ma il momento più memorabile è stato quando, sia prof. che organizzatori ci hanno lasciati liberi di fare ciò che volessimo., e noi senza che nessuno se lo aspettasse abbiamo deciso di rimanere seduti in cerchio, ad esprimere tra di noi i nostri sentimenti, per alcuni solo provarci, ma è stato un momento che, a pensare ora è un'utopia. Ogni membro della classe a Montesole è stato il sole della propria galassia, brillando di luce propria e senza paura di sciogliere gli altri con le proprie emozioni.

una giornata rilassante


Nell’anno scolastico 2017/2018 gli alunni della seconda superiore hanno avuto l’opportunità di partecipare ad uno scambio in Francia.Io, per motivi familiari, non ero riuscita a partecipare a questa meravigliosa esperienza. Lo scambio consisteva che, innanzitutto i francesi venissero in Italia e una giornata particolare era proprio la gita in Ravenna con questi nuovi amici. Come quasi tutte le gite siamo andati a vedere dei dipinti sotto la guida di una ragazza italiana però era stata abbastanza noiosa non solo per noi ma anche per i francesi siccome non capivano la nostra lingua. Fortunatamente di pomeriggio non c’erano dei programmi perciò potevamo trascorrere il tempo organizzandoci da soli. Io ero con dei compagni e i loro corrispondenti in un bar, tutti facevano qualcosa, alcuni discutevano  della giornata trascorsa e altri lamentavano della cioccolata che costava troppo.  Sentendo le voci e il sottofondo della musica mi sono sentita molto rilassata, provavo una serenità e tranquillità come quando un studente ha finito tutte le interrogazioni e ascolta quelle degli altri compagni. In conclusione questa giornata è stata emozionante e stupenda che rimarrà indimenticabile per me.
                                                                    Sofia Liao
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un giorno magnifico in un posto magnifico


Era il 17 Novembre dell’anno 2017, io e la mia classe 2^M alle 8:00 di mattina ci trovavamo già sul pullman diretti verso il luogo che, a detta dei prof. ci  avrebbe aiutato ad unirci: Montesole. La prof. Carrara e la prof. Fiore annunciarono l’arrivo e subito ci catapultammo fuori, scoprendo con piacere che alcuni giorni prima nevicò; la neve stanziava ancora sui cucuzzoli delle montagne, sui tetti e sui marciapiedi. Non perdemmo tempo, ci fiondammo su essa come i cani affamati si fiondano verso il cibo. Alcuni di noi iniziarono a lanciarsi piccole palle di neve, altri volevano provare il gusto di toccarla. Le prof. ruppero la magia di quel momento richiamandoci e ordinando di entrare. Arrivammo in una grande sala, con sedie poste in modo da formare un cerchio; con noi si presentò un’altra classe, la 3^M. I due padroni di quell’edificio in quel momento presero il posto delle prof. Ci spiegarono che avremmo dovuto presentarci e dire una realtà oggettiva importante della nostra vita iniziante con la prima lettera del nostro cognome. All’inizio si provò un po’ di imbarazzo ad esporsi verso persone che non conoscevi ancora, poi ci sciogliemmo e fu tutto più semplice. Si susseguirono altri giochi, sempre con lo scopo di farci conoscere meglio; tutto questo fino all’ora di pranzo. Le prof. ci portarono in un luogo in cui c’erano un bar e fuori all’aperto circa cinque tavoli grandi abbastanza per far sedere sei persone. Leggermente più lontano da lì si stagliava una valle innevata; mangiammo il più veloce possibile e corremmo in fretta verso tutto quel bianco. Verso sinistra c’era una piccola collinetta, anch’essa coperta di neve, sulla quale potevi salire e andare verso il boschetto. Io e Laura G. abbiamo avuto la magnifica idea di salire su di essa e rotolare giù. Ci bagnammo tutte per via della neve, ma ne valse la pena. Di seguito io e Giada M. ci facemmo fotografare da Noemi, vennero davvero bene. Nel primo pomeriggio tornammo nella sala, stavolta solo la nostra classe era presente; le stesse due persone di quella mattina ci accolsero e si divisero: il ragazzo venne con noi, mentre la ragazza andò con la 3^M. Ci spiegò il gioco: consisteva nel salire in piedi su delle sedie tutti insieme e mano a mano che ci spostavamo, esse venivano tolte. Quel gioco non ci unì solo in senso fisico, ma anche a livello sentimentale. Quel momento è valso la pena di viverlo.
Giada Gorreri

UNA MATTINA A RALLENTATORE


Sfoggio le mie scarpe nuove ed esco di casa. Gradino per gradino, sulle scale del portone, mi accorgo di essere imbarazzantemente in anticipo per i miei standard. Con una calma mai provata prima, inforco la bici e arrivo a scuola senza rendermene conto. E’ presto ma a quanto pare la campanella è già suonata.
Alzando lo sguardo dall’asfalto noto dettagli che credevo non esistessero: mozziconi di sigaretta negli angoli più nascosti, il prato appena tosato, il brusio tanto famigliare. La verifica del venerdì mi riappare davanti agli occhi: un’infinità di biciclette aggrovigliate come emoglobina circondano la scuola. Aggiungo la mia, e a poco a poco che mi allontano la confondo tra le altre. Camminando tra i corridoi mi accorgo di quanto i bidelli siano passivi, i loro visi cupi trasudano insoddisfazione, rassegnati a raggiungere il desiderio di una vita migliore. Apro la porta e magicamente non c’è nessuno. Ho per caso sbagliato aula? Capisco che la risposta è nascosta tra i banchi vuoti e nel silenzio di una lavagna ancora pulita dal giorno prima. Posso finalmente scegliere il posto che preferisco, e non sedermi nel primo che mi capita sotto il naso. Guardo fuori dalla finestra e tutto sembra fermarsi.
Siamo in due: io e il tempo, quel tempo che mi sfugge sempre di mano, che non è mai abbastanza per nessuno e che a volte è così bastardo. Inspiro, espiro: non sono più materia, mi dissolgo tra le cose. Sono il gesso, la cartina, l’orologio e le sue lancette… sono quella voce che mi riporta alla realtà.
Uno, due, tre… ed eccoci tutti e ventotto. Una famiglia di zombie piena di aspettative e voglia di dormire, che anche al lunedì mattina riesce a strapparmi qualche sorriso: a donarmi un motivo per cui vivere.



                                                                                                             - Laura Stravaganti

UN MOMENTO PER ESSERE FELICI

E’ impressionante come nella vita si alternino momenti belli e brutti, ma tutti vanno vissuti come unici. Non esiste cosa più bella che sorridere  per un ricordo tornato in mente, nella frenesia del quotidiano.
Per me uno degli istanti più memorabili e piacevoli di quest’anno, si è consumato a Monte Sole insieme alla mia classe.
I professori avevano deciso di portarci lì per unirci, ma credo che la classe si sia legata  maggiormente giocando sulla neve che ascoltando lo specialista.
Quel quarto d’ora è stato come tornare bambini; tutto a dir poco magico.
Insieme a tutta la classe abbiamo dato vita a Freddie, un bellissimo pupazzo di neve, con al posto del   naso una patatina fritta. Ricordo ancora le tante risate di quella giornata.


Anche se questi istanti non durano per sempre, è emozionante ricordarli  riguardando  le foto scattate; che immortalano quanto si è stati felici.
De Luca Giulia

Aspettando i francesi...


Sono ben due anni che passiamo avventure insieme: 28 ore alla settimana non sono poche, eppure sono volate ad una velocità indescrivibile e il tanto terribile anno scolastico, quasi giunto al termine, si è dimostrato essere un viaggio in barca contro gli alti scogli della conoscenza. Uno dei momenti più divertenti che ho passato quest’anno mi è stato fornito dalla possibilità di aver potuto partecipare, seppur in minor parte, allo scambio culturale Italia-Francia. Ricordo in particolar modo le giornate passate in biblioteca con Aurora, Laura, Alessio, Francesca e Iman e con alcuni dei ragazzi della 3^N volte all’organizzazione di una fantastica caccia al tesoro per gli ospiti francesi. Questo gioco era stato creato al fine di far conoscere loro la piazza di Carpi e parte dei monumenti e luoghi importanti contenuti nella città. Erano state formate le squadre, scelti i colori che le rappresentavano e anche delle brevi didascalie da leggere  e raccontare agli invitati. Io e la mia macchina fotografica abbiamo contemplato i piccoli particolari della piazza che, nonostante frequentassi abitualmente, non ho mai avuto l’opportunità di cogliere fino a quel momento. Anche i premi erano stati scelti e avevano tutti il sapore della cioccolata spalmabile e delle caramelle alla frutta. Mancava meno di una settimana all’arrivo dei francesi e noi li aspettavamo così, progettando per loro un’attività che avrebbe potuto rendere indimenticabile il loro soggiorno più di quanto sarebbe già potuto esserlo.





Noemi Masetti

Galassie

La SecondaM è una classe simpatica e creativa: fin dal primo giorno ho immaginato che mi sarei esaltata, a spiegare loro Annibale, e che avrei sorriso molto, leggendo quelle pagine creative sulle figure retoriche personificate. Immaginavo, certo, che ci sarebbero state ansie pre-verifiche, sospiri di sollievo alla consegna delle prove, futili litigi, questo sì, e tanti piccoli pacchetti di gratitudine reciproca, appoggiati ciascuno sul proprio banco. 
Ma pensavo anche che sarei stata sola; credevo che mi sarei trovata l'unica adulta, sempre, tra quelle quattro mura; una piccola stella polare, per tutti quegli spaesati viandanti: la sola, e, ovviamente, la migliore.
Ma non avevo contato Montesole. Non lo potevo sapere. Non mi figuravo quel sole insperato di novembre, la classe che arriva puntuale al ritrovo pomeridiano e in attesa dei prof ritardatari, improvvisa giochi di gruppo, le loro giacche colorate e ammonticchiate come stati di una pacifica cartina immaginaria. E soprattutto non avrei mai potuto immaginare la prof. F.
Primo, perché a inizio anno non avevo ancora capito quale fosse, in quella folla indistinta e severa di prof di matematica che colonizzavano il tavolo fuori dalla sala insegnanti. E poi perché, si sa, delle prof di matematica non si fida mai nessuno: glaciali, implacabili, cartesiane. Chi potrebbe mai credere che ciò che successe aveva come protagonista assoluta proprio lei?

Il gioco era semplice: compatti in cerchio, occorreva alzarsi in piedi ogni volta che si sentiva nominare una categoria di persone alle quali si sapeva di appartenere. "Chi odia la juve", "Chi porta le mutande nere", "Chi parteciperà allo scambio"... Le prime fratture, le più timide solidarietà cominciavano a lasciarsi intravedere. "A chi piace la prof Carrara": ed era stata una standing ovation di autostima ed esaltazione personale. Cosa volevo di più dalla vita? - pensavo sorridendo. Mi pareva di aver raggiunto l'apice dello star bene con loro.
E invece no. E invece mancava ancora una piccolissima ma fondamentale tessera di puzzle. Mancava le prof F.
"Si alzi chi... è mai stato tradito!" chiamava a gran voce Leandro, e improvvisamente il cerchio si faceva nervoso e immobile, riluttante a rivelare le proprie tragiche cicatrici. 
Tutto il cerchio tranne lei. Non ci aveva forse troppo riflettuto. Per un attimo il prurito dolente di quell'antica ferita scacciava la solida razionalità di docente: cadeva l'algebrica e algida maschera, e la prof F. si alzava in piedi di spinta, convinta forse di doversi contendere le sedie vuote con tanti altri pretendenti traditi come lei. E invece si trovava in piedi da sola.
Il silenzio coprì la stanza come un velo sottile, ma durò pochissimo: pochi istanti dopo la classe rideva a gran voce, e io tentennante mi affacciavo allo sguardo di lei per capire se aveva capito, se voleva buttarsi, se stava bene lì, in mezzo agli altri, senza maschera, eppure finalmente libera.
Sì, la prof F. stava al gioco: si accodò velocemente al clamore generale, accompagnando la sua risata con un rossore diffuso sulle guance. Un ultimo baluardo era caduto: la prof di matematica era una di loro, anzi, una di noi.



E' bello essere stelle polari nelle notti estive, ma quando si fa parte di una costellazione articolata, allora è bello ancora di più, e la strada, per i marinai, scende più placida verso la meta.

laProf.

UN GIORNO DI SOLE


Ormai quest’anno scolastico è giunto al termine e posso dire che come classe abbiamo combinate di tutte i colori, sia di belle che di brutte.
E sono stati proprio questi momenti a rafforzare la nostra amicizia e la nostra unione. Ognuno potrà ricordare un momento diverso nell’arco di questo anno in cui ha detto di non volere nient’altro, che per quel minuscolo lasso di tempo tutto era perfetto e che non avrebbe cambiato nemmeno i difetti più insignificanti.
 Nel mio caso, quel momento è avvenuto a novembre quando io e la classe eravamo diretti a “Montesole”. Una volta arrivati gli organizzatori ci hanno disposto in cerchio. Prima di tutto sono stati consegnati dei fogli con delle tabelle in cui in ogni tabella c’era scritto un hobby e noi dovevamo scrivere il nome del compagno che si dedicava di più a quell’hobby,
 tutti sapevano bene o male dove collocare ciascuno e questo a parer mio ha fatto anche capire bene quanto ci conoscessimo.
 Subito dopo abbiamo fatto un gioco dove più di noi dovevano rimanere in equilibrio su una sedia e man mano che si aggiungevano compagni la situazione incominciava a divenire alquanto imbarazzante. Ma l’ultima attività che abbiamo trattato è la ragione che dà vita a questo testo, i due organizzatori ci hanno chiesto di parlare del nostro rapporto classe, che persone ci reputiamo se la nostra è amicizia o se siamo solamente compagni di banco e se siamo disposti a collaborare l’uno con l’altro.
Ed è proprio in quel momento che tutti hanno dato un’opinione al riguardo senza considerare i giudizi altrui e senza aver paura di sbagliare. Ho capito che dovevo tentare, senza pensare alle conseguenze, ho espresso anch’io una mia opinione al riguardo e quando ho finito mi sentivo come quando trattieni il respiro per troppo tempo per rilasciare tutto in una volta sola, un senso di libertà.
Quel momento mi ha aiutato a combattere la mia timidezza, penso che questa giornata sia servita anche agli altri e a quelli timidi quanto me. Quello è stato il momento in cui mi sono sentito veramente felice per qualcosa che avevo fatto, anzi, per qualcosa che avevamo fatto.uello è q

Garuti Alex

UN MOMENTO PER ESSERE FELICI


UNA SORPRESA


Ho appena guardato sul registro, è il venticinque di dicembre, la data in cui ho preso un dieci in storia. L’anno scorso avevo il debito in storia e studiavo moltissimo per recuperare. Il contenuto della verifica era sul paese e capitale, nella quale dovevamo scrivere la capitale di ogni paese. Pensavo che non avrei mai preso un voto superiore ad otto, ma il dieci mi aveva veramente sorpresa. Io ero seduta in un posto in cui potevo leggerlo, ma non avevo bisogno di copiare perché avevo studiato. Ero molto contenta per la prima volta che ho preso un sette in storia quest’anno in trimestre, pensavo che fosse un voto che la prof Carrara mi aveva regalato, ma le volte prossime la prof mi aveva sorpresa perché ho preso voti che sono per me altissime. Per le altre materie avevo solo uno scopo: prendere la sufficienza ma per quella volta avevo davvero impegnato per prendere un voto alto. Avevo studiato dal pomeriggio alla sera, il giorno dopo avevo ripassato sulla corriera  e mezz’ora davanti alla porta della scuola perché la corriera arriva mezz’ora prima e quindi ripassavo con Elisa e Sofia chiedendoci le capitali di ciascun paese.


Amicizie calorose


Era una splendida e rovente giornata di aprile, adatta per una passeggiata e per pura casualità, era in programma una gita alle casse di espansione di Campogalliano. Quando io e i miei compagni siamo arrivati al luogo stabilito eravamo circondati dall’incantevole natura di quel posto. Tuttavia ogni oggetto adorno di bellezza è fonte di pericolo: appena ho colto uno dei numerosissimi fiori, un pidocchio è saltato sul mio braccio; con uno scatto fulmineo, come una leonessa pronta a difendersi con i propri artigli a costo della vita, Giorgia scaraventò via quell’insetto famelico. Ho quindi deciso di andare altrove, lontana dalla violenza e dagli insetti. Stavo passeggiando tranquillamente, così lentamente da restare indietro. Improvvisamente ho visto una signora minacciare uno dei miei fidi compagni: voleva spruzzargli una strana fragranza al peperoncino perché la nostra presenza ostacolava la sua camminata. È stato bizzarro, ma allo stesso tempo divertente, coalizzarci contro quella signora un po’irascibile. L’ostacolo successivo è stato la traversata del torrente; ciò comportava l’attraversamento di un corto pezzo di terra per cui passava il torrente. Sarebbe stato relativamente semplice se non avessi indossato delle scarpe bianche! Infine, l’ultima difficoltà è stata camminare per una breve discesa. Al termine della nostra passeggiata eravamo tutti sani e salvi. Il sole ha illuminato radiosamente il nostro percorso, e io ricordo con piacere la serenità e il calore(letteralmente) di quei momenti.

UNA SETTIMANA PARTICOLARE


Quest’anno scolastico i miei compagni di classe hanno partecipato ad uno scambio in Francia per sette giorni. Io, come tante altre persone, non sono partita per motivi personali. In  quella settimana gli studenti che non erano partiti erano stati divisi in gruppetti di due o tre persone.  Io ero insieme ad altre due amiche e durante le lezioni avevamo iniziato a riordinare i nostri appunti in preparazione alle verifiche. Inoltre ci siamo messe a raccontare un po’ della nostra vita privata e abbiamo scoperto di avere caratteristiche in comune. La classe in cui eravamo doveva preparare uno spettacolo sull’inquinamento per i bambini delle elementari. Grazie alla collaborazione di tutti il lavoro è andato a buon fine. Insieme alle mie compagne ho anche scattato tante foto che erano veramente buffe e divertenti. In uno di quei pomeriggi abbiamo pranzato insieme e abbiamo studiato matematica. Inoltre, nel tempo libero, siamo state in grado di fare un giro e dare un’occhiata ai vari negozi di vestiti. Abbiamo concluso tranquillamente la settimana e penso che sia stato un ottimo metodo per avvicinarsi e conoscersi meglio. Quest’esperienza infatti rimarrà sempre impressa nel mio cuore.



CONTRASTI (Clarissa Salvaggio 2^M)
Uno dei momenti che ho apprezzato di più di quest’anno è accaduto quando eravamo in autobus diretti verso Ravenna. Io e Noemi, come quasi in ogni gita, eravamo sedute accanto e prese dalla noia e dalla stanchezza di un viaggio che sembrava non finire mai, invece di continuare ad essere terribilmente asociali e tenere i nostri auricolari, abbiamo avuto un’idea migliore.
Gli auricolari in realtà non sono stati eliminati del tutto.
Abbiamo deciso di condividere i nostri generi musicali preferiti e parlare di vari artisti che non rientravano nei gusti che sapevamo già di avere in comune.
È stato fantastico perché quando si scoprono le preferenze (soprattutto musicali) di una persona è come se si stessero leggendo le istruzioni degli ingranaggi della sua mente. Mi sono sentita subito più legata a lei, sentivo di conoscerla di più.
Sembrerà banale, ma penso che sia tremendamente facile dare semplicemente dei consigli o dire le proprie preferenze in questo ambito, senza aggiungerci un peso, un sentimento, un significato.
È invece meraviglioso quando in un dialogo si creano dei contrasti di opinioni.
I contrasti in una discussione sono come le parole in una canzone. È vero, non a tutti importa effettivamente del significato, ma come può rimanerti impresso qualcosa se non ha creato almeno un po’ di “caos distillato” nella tua mente?

Ritardo Francese


Evento successo a scuola per cui è valsa la pena vivere
Dal 17 al 24 marzo, io, la mia classe e la 3aN siamo andati a Nantes per fare uno scambio con degli studenti francesi. Noi italiani alloggiavamo presso  le dimore dei nostri corrispondenti, come avevano fatto loro in precedenza. Un giorno, durante la nostra permanenza, sono andato allo stadio del Nantes (la squadra di calcio). Volevo acquistare i pantaloncini e qualche gadget come ricordo della città e dell’esperienza insieme al mio corrispondente Mathis e tre miei compagni di classe. Dato che Mathis non conosceva la strada per andare allo stadio (non gli piace il calcio) ci siamo orientati utilizzando Google Maps sui nostri cellulari. Una volta arrivati al bellissimo luogo e dopo aver fatto un po’ di shopping, eravamo in ritardo per prendere il tram per tornare a casa; allora, presi dalla fretta, abbiamo corso come dei ghepardi che stanno per avventarsi sulla loro preda. Ma non ci eravamo accorti che all'appello mancava il mio corrispondente, e alla fine abbiamo perso il mezzo di trasporto per tornare nelle nostre abitazioni. Più tardi ho scoperto che Mathis era arrivato circa 15 minuti dopo perché era rimasto dentro alla “Boutique” e per raggiungere la fermata del tram aveva preso la strada più lunga. Finalmente, sebbene in ritardo, siamo tornati a casa sani e salvi.

CALL IT MAGIC!


Penso che la vita sia come una fotografia, solo che invece di salvare delle foto, salva degli istanti nel cuore, che rimarranno per sempre, perché hanno fatto parte di te.
Uno di quei momenti belli, mozzafiato è stato in quel di Montesole, una giornata indimenticabile non solo per la mente anche per il cuore, soprattutto per il cuore.  Avete presente quel momento in cui non si pensa a nulla, solo a godervi il momento, dove non c’è più nessuno oltre a voi stessi e la vostra felicità condivisa con le persone che amate. Ecco, proprio così. Giocavamo sulla neve  fredda ma allo stesso tempo morbida  perché sciolta dal tiepido sole di Novembre. Come se si tornasse indietro nel tempo, alle elementari quando non c’era alcun tipo di problema né preoccupazione. Spensierati e felici. Le risate contagiose, stupide e anche insensate di tutti noi, la spontaneità di quel momento l’ha reso indimenticabile … magico!
Questo per me rappresenta felicità, la voglia di vivere che batte qualsiasi ostacolo e la forza dell’animo che ti aiuta ad andare avanti.
 GC.

MOMENTO PER CUI E’ VALSA LA PENA VIVERE

                             
“Ciao, sono Kevin da Carpi,
io vorrei tornare a 5 anni fa,
a quando vivevo momenti
di spensieratezza con i miei
compagni di classe, quando
l’unica cosa che contava davvero
era prendere almeno 6, sennò
“Chi la sente la mamma”, quando
passavamo giornate intere in
biblioteca a studiare e ore il
sabato sera a confessarci ogni
debolezza. Quando
l’ansia di una verifica stringeva lo stomaco
e comunque andava
finivamo nel solito locale a cantare
a squarciagola.
Perché forse in fondo, l’amicizia
è un milione di piccoli attimi”

“Era il 2017, Donald Trump e
la sconfitta dello stato islamico,
la strage in Myanmar e la crisi
in Catalogna, l’attentato a
Manchester e il caso
Weinstein; ma anche Vasco Rossi
e il Modena Park, i mondiali in
Russia, il Real Madrid e la dodicesima
a Torino. E ora vi lascio, ma in
buona compagnia,
“VOGLIO TORNARE” torna domani”

                                                             - Kevin Severino

UN ASSAGGIO D'ESTATE




L’autogestione tanto criticata dai professori come perdita di tempo, per me è stato uno dei momenti più belli di questo anno.
Si tratta di due giorni di svago in cui una persona decide di partecipare alle attività che più gli piacciono.
Grazie al clima di quei giorni sembrava essere già estate, ma eravamo consapevoli che ci mancava ancora il mese più faticoso di tutto l’anno, Maggio.
E’ stata una piccola parentesi di euforia, la carica giusta per concludere l’anno in bellezza.
La maggior parte dei ragazzi aveva preso parte ai balli di gruppo all’aperto,  come me e le mie amiche. In particolare è valsa la pena vivere quest’anno scolastico nell’esatto istante in cui la musica era a tempo con l’acqua che veniva lanciata per il troppo caldo, mentre i nostri corpi si agitavano nel marasma.
Quel giorno lo ricorderò per la leggerezza e la frivolezza con cui l’ho vissuto, insieme alle persone presenti nella mia vita tutti i giorni.


MOMENTO PER CUI E’ VALSA LA PENA VIVERE


                       
“Ciao, sono Kevin da Carpi,
io vorrei tornare a 5 anni fa,
a quando vivevo momenti
di spensieratezza con i miei
compagni di classe, quando
l’unica cosa che contava davvero
era prendere almeno 6, sennò
“Chi la sente la mamma”, quando
passavamo giornate intere in
biblioteca a studiare e ore il
sabato sera a confessarci ogni
debolezza. Quando
l’ansia di una verifica stringeva lo stomaco
e comunque andava
finivamo nel solito locale a cantare
a squarciagola.
Perché forse in fondo, l’amicizia
è un milione di piccoli attimi”

“Era il 2017, Donald Trump e
la sconfitta dello stato islamico,
la strage in Myanmar e la crisi
in Catalogna, l’attentato a
Manchester e il caso
Weinstein; ma anche Vasco Rossi
e il Modena Park, i mondiali in
Russia, il Real Madrid e la dodicesima
a Torino. E ora vi lascio, ma in
buona compagnia,
“VOGLIO TORNARE” torna domani”


Eccoti


Trovare un momento che ha valso la pena vivere quest’anno è difficile. Ce ne sono stati tanti, come l'entrata in classe della F. primo giorno di scuola (ricordo ancora le risate), le battute imbarazzanti di Jacopo o Tommaso che racconta della sua depilazione con il silk epil. Nonostante i bei momenti passati insieme siano tanti, ce n’è uno che per me è stato indimenticabile. Eravamo  a  scuola, precisamente nell’atrio quattro, era la festa di "arrivederci" con i francesi e oltre a noi, classe seconda m, c’era anche l’altra classe che ha partecipato allo scambio, la terza n. Per tutta la festa non abbiamo smesso per un attimo di ballare e cantare. Inizialmente la musica era da “discoteca”, poi si è passati ai balli di gruppo e infine al karaoke. Il momento, a mio parere, più bello di tutta la festa e di conseguenza anche quello per cui ha valso la pena vivere quest’anno è stato durante la canzone Eccotial karaoke. Abbiamo iniziato tutti a cantare a squarciagola e a qualcuno, me compresa, è anche scesa una mezza lacrima, dato che quella festa sanciva la fine di una fantastica settimana insieme ai corrispondenti francesi.

domenica 3 giugno 2018

Le gioie del meridione

Era un normale scambio interculturale Italia-Francia.
Conoscevo poche persone dell’altra classe italiana che ha preso parte allo scambio insieme alla mia, ma per fortuna ho fatto presto a stringere nuove amicizie.
In generale, le attività e i momenti passati tutti assieme quella settimana sono stati gradevoli e divertenti e forse qualcosa in più, ma nulla di straordinario.
Il 24 marzo l’ho passato dentro un pullman: stavamo tornando da quella settimana in Francia e, al contrario di quanto si possa pensare, le 18 ore di viaggio sono state estremamente piacevoli. Ciò lo si deve soprattutto a due cose: un motivo era che, rispetto all’andata, conoscevo il doppio della gente a bordo di quell’autobus; l’altro motivo si chiama Daniela Gambino.
Daniela Nunzia Gambino (Catania, presumibilmente giugno/luglio 1970) è un’insegnante di Lingua e cultura francese del Liceo Fanti di Carpi.
Laureata alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania, il suo forte e marcato accento siculo diverrà popolare come i canti alle feste di paese del Sud-Italia.
E quella sera del 24 marzo, in autobus, posso affermare con certezza che le imitazioni della prof. Gambino da parte di certe persone siano state motivo di risate a crepapelle (per me e non solo) nonché uno dei momenti più esilaranti dell’intero anno scolastico.
Grazie prof.