Io, Maria n0n avrei mai pensato di morire
così giovane; ma soprattutto di morire per l’incompetenza di qualcun altro. Ora
mi trovo qui, nel Limbo, a cercare di concludere la mia vita per potermene
finalmente andare in un posto completo. Ma, prima di pregare il signore di
illuminarmi con una risposta su cosa io debba compiere, vi racconterò tutto
dall’inizio per spiegarvi come io sia finita qui.
Sono appena le
sei di mattina, quando la ma dolce madre Lucia viene a svegliarmi, dicendomi
che la mia razione di cibo mattutina è pronta in tavola. Non appena chiude la
porta dietro di sé, io mi alzo svogliatamente e indosso la mia veste
giornaliera. Mi affaccio alla finestra e tra me e me penso:”È un bel giorno per
salvare povera gente.” Faccio una preghiera e corro giù per le scale che
portano in cucina. “Buongiorno principessa.” Mio padre mi accoglie tutte le
mattine con queste parole, io gli sorrido e mi siedo per mangiare. “Anche oggi
andrai in giro per le strade a cercare qualche malato da curare?” Eh già, dopo
la scuola ho deciso di compiere qualcosa di utile per la povera gente, come Fra
Cristoforo che aiutava i malati di peste nel lazzaretto; i miei genitori hanno
parlato tanto di lui che ormai per me è d’ispirazione. “Sì, finisco il mio cibo
e m’incammino.” Rispondo alla domanda che mio padre mi aveva posto
precedentemente. “Va bene, e ricorda che Dio è il capo di ognuno di noi.” Dopo
questa frase se ne va, lasciandomi in cucina con i miei fratellini. Finito di
mangiare prendo la mia borsa con dentro tutto l’occorrente e mi dirigo fuori
casa. Durante il tragitto incrocio una donna che si è ferita gravemente mentre
stava tagliando delle erbacce. “Signora, stia calma, adesso le fascerò con una
pezza la ferita.” Eseguo la procedura appena spiegata aggiungendo delle erbe
per non far infettare la ferita. Finisco appena in tempo di spostare in casa la
povera donna che due dei seguaci del perfido figlio di Don Rodrigo mi bloccano
con il coltellino alla gola. “Ma guarda chi si vede, la bella infermierina.”
“Lasciatemi stare!” Mi dimeno cercando di liberarmi dalla loro presa ma con
scarso successo; anzi peggioro ancora la situazione siccome sento il coltellino
affondarmi nella pelle che mi provoca un dolore lancinante. Riesco a respirare
a fatica, i due uomini sembrano ignari di quello che mi stanno provocando
siccome stanno lì a parlare e sghignazzare fra di loro cercando denaro nella
mia borsa. Questa è la mia fine. Passano altri minuti e finalmente si accorgono
che qualcosa non va. Spaventati mi lasciano a terra e scappano; per fortuna la
signora che avevo aiutato prima mi vede e comincia a chiedere aiuto. Poco dopo
mi sento trascinare su un carro e portare verso la casa dei frati cappuccini,
dove forse potranno salvarmi. Quando arrivano a destinazione con me svenuta sul
carro, bussano alla porta che viene immediatamente aperta e vengo trasportata
dentro in fretta e furia. Ho studiato abbastanza da sapere che non possono fare
nulla, ormai ho smesso di respirare da troppo tempo e ora mi sto dirigendo
verso il posto che Dio deciderà per me.
La mia è una
storia molto macabra, ho pregato tanto i miei genitori, che dopo la mia morte
erano sempre spenti; ma la loro fede in Dio non cambia mai. Però ora sono
stanca di stare in questo posto, dove tutto è triste e manca a tutti qualcosa.
E quella cosa è nostro compito trovarla, per poi essere successivamente
condotti da Dio nel posto dove vivremo per sempre la nostra morte. “Fra
Cristoforo, mi appello a voi; ho perso il conto dei giorni ormai; aiutatemi a
trovare la mia parte mancante.” Chino la testa, mi metto in ginocchio,
congiungo le mani e prego. Prego che la mia richiesta venga ascoltata. Tutt’a
un tratto, una luce abbagliante rianima il posto in cui mi trovo e da essa
compare Fra Cristoforo. “Oh padre, ho sentito tanto parlare di voi, sono grata
che voi siate qui.” Dico tutto questo velocemente ed emozionata di vedere il
mio ispiratore. “Calma, mia giovane donna, sono qui per aiutarti come tu hai
richiesto. Allora, ripensando a quello che hai fatto nella tua vita,
sembrerebbe che non ci sia nulla da concludere, ma se Dio ti ha mandato qui un
motivo c’è.” “Certo padre, lo so benissimo. Voi potreste seriamente aiutarmi?”
“Ci proverò. Ricordi quando tua madre ha fatto un voto di castità per essere
liberata?” “Sì, ha raccontato spesso storie della sua vita passata a me e ai
miei fratelli.” “Bene, anche tu dovrai compiere un sacrificio della cosa a te
più cara.” Io annuisco energicamente e comincio a pensare alla cosa a me più
cara. La risposta non tarda ad arrivare e velocemente la comunico a Cristoforo.
“Ogni giorno soffrirò delle stesse malattie che la povera gente ha dovuto
sopportare e che io non sono riuscita a curare.” “Cara, non ti sembra un po’
troppo peso sulle tue gracili spalle?” “No padre, quelle persone sono a me
molto care, oltre alla mia famiglia ovviamente.” “Va bene bambina, ora
pronuncia il tuo voto un’altra volta.” Eseguo quello che dice e, non appena ho
finito, la luce di prima ricompare e una voce intima me e padre Cristoforo ad
attraversarla. Ci incamminiamo e ci ritroviamo in un luogo bianco, pieno di
angeli. Vedendo quelle creature mi volto verso Fra Cristoforo e noto che anche
lui è uno di essi. Davanti a me c’è un grande specchio; squadro la mia figura e
noto con piacere due grandi ali sulla mia schiena. Ora potrò proteggere la mia
famiglia anche da qua su, intervenendo se serve.
Giada Gorreri