giovedì 8 febbraio 2018

Tema in classe: due personaggi a scelta de I Promessi Sposi si incontrano dopo la morte

Io, Maria n0n avrei mai pensato di morire così giovane; ma soprattutto di morire per l’incompetenza di qualcun altro. Ora mi trovo qui, nel Limbo, a cercare di concludere la mia vita per potermene finalmente andare in un posto completo. Ma, prima di pregare il signore di illuminarmi con una risposta su cosa io debba compiere, vi racconterò tutto dall’inizio per spiegarvi come io sia finita qui.



Sono appena le sei di mattina, quando la ma dolce madre Lucia viene a svegliarmi, dicendomi che la mia razione di cibo mattutina è pronta in tavola. Non appena chiude la porta dietro di sé, io mi alzo svogliatamente e indosso la mia veste giornaliera. Mi affaccio alla finestra e tra me e me penso:”È un bel giorno per salvare povera gente.” Faccio una preghiera e corro giù per le scale che portano in cucina. “Buongiorno principessa.” Mio padre mi accoglie tutte le mattine con queste parole, io gli sorrido e mi siedo per mangiare. “Anche oggi andrai in giro per le strade a cercare qualche malato da curare?” Eh già, dopo la scuola ho deciso di compiere qualcosa di utile per la povera gente, come Fra Cristoforo che aiutava i malati di peste nel lazzaretto; i miei genitori hanno parlato tanto di lui che ormai per me è d’ispirazione. “Sì, finisco il mio cibo e m’incammino.” Rispondo alla domanda che mio padre mi aveva posto precedentemente. “Va bene, e ricorda che Dio è il capo di ognuno di noi.” Dopo questa frase se ne va, lasciandomi in cucina con i miei fratellini. Finito di mangiare prendo la mia borsa con dentro tutto l’occorrente e mi dirigo fuori casa. Durante il tragitto incrocio una donna che si è ferita gravemente mentre stava tagliando delle erbacce. “Signora, stia calma, adesso le fascerò con una pezza la ferita.” Eseguo la procedura appena spiegata aggiungendo delle erbe per non far infettare la ferita. Finisco appena in tempo di spostare in casa la povera donna che due dei seguaci del perfido figlio di Don Rodrigo mi bloccano con il coltellino alla gola. “Ma guarda chi si vede, la bella infermierina.” “Lasciatemi stare!” Mi dimeno cercando di liberarmi dalla loro presa ma con scarso successo; anzi peggioro ancora la situazione siccome sento il coltellino affondarmi nella pelle che mi provoca un dolore lancinante. Riesco a respirare a fatica, i due uomini sembrano ignari di quello che mi stanno provocando siccome stanno lì a parlare e sghignazzare fra di loro cercando denaro nella mia borsa. Questa è la mia fine. Passano altri minuti e finalmente si accorgono che qualcosa non va. Spaventati mi lasciano a terra e scappano; per fortuna la signora che avevo aiutato prima mi vede e comincia a chiedere aiuto. Poco dopo mi sento trascinare su un carro e portare verso la casa dei frati cappuccini, dove forse potranno salvarmi. Quando arrivano a destinazione con me svenuta sul carro, bussano alla porta che viene immediatamente aperta e vengo trasportata dentro in fretta e furia. Ho studiato abbastanza da sapere che non possono fare nulla, ormai ho smesso di respirare da troppo tempo e ora mi sto dirigendo verso il posto che Dio deciderà per me.

La mia è una storia molto macabra, ho pregato tanto i miei genitori, che dopo la mia morte erano sempre spenti; ma la loro fede in Dio non cambia mai. Però ora sono stanca di stare in questo posto, dove tutto è triste e manca a tutti qualcosa. E quella cosa è nostro compito trovarla, per poi essere successivamente condotti da Dio nel posto dove vivremo per sempre la nostra morte. “Fra Cristoforo, mi appello a voi; ho perso il conto dei giorni ormai; aiutatemi a trovare la mia parte mancante.” Chino la testa, mi metto in ginocchio, congiungo le mani e prego. Prego che la mia richiesta venga ascoltata. Tutt’a un tratto, una luce abbagliante rianima il posto in cui mi trovo e da essa compare Fra Cristoforo. “Oh padre, ho sentito tanto parlare di voi, sono grata che voi siate qui.” Dico tutto questo velocemente ed emozionata di vedere il mio ispiratore. “Calma, mia giovane donna, sono qui per aiutarti come tu hai richiesto. Allora, ripensando a quello che hai fatto nella tua vita, sembrerebbe che non ci sia nulla da concludere, ma se Dio ti ha mandato qui un motivo c’è.” “Certo padre, lo so benissimo. Voi potreste seriamente aiutarmi?” “Ci proverò. Ricordi quando tua madre ha fatto un voto di castità per essere liberata?” “Sì, ha raccontato spesso storie della sua vita passata a me e ai miei fratelli.” “Bene, anche tu dovrai compiere un sacrificio della cosa a te più cara.” Io annuisco energicamente e comincio a pensare alla cosa a me più cara. La risposta non tarda ad arrivare e velocemente la comunico a Cristoforo. “Ogni giorno soffrirò delle stesse malattie che la povera gente ha dovuto sopportare e che io non sono riuscita a curare.” “Cara, non ti sembra un po’ troppo peso sulle tue gracili spalle?” “No padre, quelle persone sono a me molto care, oltre alla mia famiglia ovviamente.” “Va bene bambina, ora pronuncia il tuo voto un’altra volta.” Eseguo quello che dice e, non appena ho finito, la luce di prima ricompare e una voce intima me e padre Cristoforo ad attraversarla. Ci incamminiamo e ci ritroviamo in un luogo bianco, pieno di angeli. Vedendo quelle creature mi volto verso Fra Cristoforo e noto che anche lui è uno di essi. Davanti a me c’è un grande specchio; squadro la mia figura e noto con piacere due grandi ali sulla mia schiena. Ora potrò proteggere la mia famiglia anche da qua su, intervenendo se serve.

Giada Gorreri