mercoledì 3 gennaio 2018

Diario del tempo perso - 1

1 gennaio 2018

Caro Diario,               
tu sai come sono fatta io, devo apprezzare ogni singola cosa della mia vita altrimenti mi sembra di dare sempre tutto per scontato.
“Ci risiamo…” ti starai dicendo.
Animo! Non ti puoi lamentare anche il primo giorno dell’anno…
Non ho speso 10 euro per sentire un’agenda urlare sotto il peso della mia penna.
Dicevo, ho trovato un altro punto sul quale piantare uno dei miei “alberi filosofici” e, naturalmente, non potevo che condividerlo con il bianco delle tue pagine!
Non ti sei mai posto l’idea che quello che è inutile per te magari è utile per gli altri?
Come ad esempio quelle persone che mangiano il cibo buono dai cassonetti senza pagare un soldo e forse vivono meglio di te?
Come quelli che riescono a trovare il modo di leggere un libro nella fila della posta mentre molti altri preferiscono logorarsi il cervello con le luci del loro ultimo modello di cellulare, o ancora, sbuffare aspettando ansiosamente che il numero nella mano appaia magicamente sul tabellone?
Perché farsi delle domande di questo tipo e cosa starò mai pensando?
Ho appena realizzato che l’unica cosa che scandisce il ritmo della nostra vita è il tempo, che si può suddividere in due categorie: tempo utile e tempo perso (o inutile).
Il tempo utile è quello che più o meno tutti ci chiediamo nell’arco di una semplice giornata: la durata di una storia, di un film, di un gioco, il tempo di cottura e l’ora segnata dalle lancette di un orologio.
Mentre quello inutile, beh… è quello che perdiamo guardando il soffitto o una mosca che vola senza una meta precisa.
È quel periodo di tempo in cui non fai niente (ma lo fai di tua spontanea volontà, per te o per gli altri) giusto per poterti piangere addosso la sera prima di dormire nel caso abbia vissuto una giornata troppo bella per i tuoi gusti.
Per dare un addio coi fiocchi al mio caro 2017 è arrivato il momento di ricordare e ringraziare un po’ quei momenti della mia vita che mi hanno riempito di pensieri e di… nulla in particolare.
Prima di tutto un enorme grazie alla mia coscienza che mi limita sempre in tutte le cose che voglio fare ; è come un piccolo dittatore nella mia testa che, con puro accento tedesco, mi urla frasi come “NON DIVENTERAI MAI NULLA!” oppure “NON AVRAI UN FUTURO!” o ancora “NON PUOI DIVERTIRTI!” ma più di tutti “NON PUOI AVERE UNA VITA AL DI FUORI DELLA SCUOLA!”. Sembra quasi che il suo scopo sia quello di legarmi ad una sedia con delle corde  in modo tale che tutto quello che voglio realmente iniziare viene subito volontariamente rifiutato, dimenticato ma soprattutto rimpianto.
Non c’è bisogno di negare l’evidenza, quasi tutte le persone di quest’epoca sono schiavi di quell’oggetto simile ad un telecomando senza tasti nel quale ogni momento del giorno si picchiettano almeno o 100 lettere al secondo o 3 lettere al minuto (e, no, non c’è via di mezzo).
Quindi sotto questa categoria di persone perditempo chi non poteva mancare? Sempre io.
Il cellulare è uno di quegli oggetti che non serve più a comunicare con le persone nei punti più disparati nel mondo, ma viene messo sotto il naso di chiunque semplicemente per il gusto di dimostrare, a conoscenti e sconosciuti, a che classe sociale si appartiene.
Naturalmente viene utilizzato più o meno per fare qualunque cosa (compiti, foto, ricerche, video, giocare, leggere, scrivere TRANNE CHE TELEFONARE) ed è praticamente impossibile parlare faccia a faccia senza alludere al “messaggio che ti ho scritto prima” o al “post di Tizio Caio”. Morale della storia? Sono PERENNEMENTE sul mio telefono, 24h su 24.
Altri momenti da ricordare sono i famosissimi “A tavola!” di mia madre quando in sala da pranzo non c’è nemmeno la puzza dei primi piatti, i pomeriggi mentali a suonare nel più bel gruppo musicale sulla faccia della Terra davanti a un libro di scuola, i ragionamenti da matematico improvvisato per far risultare sbagliato per la ottava volta lo stesso esercizio, le ore a letto “post-risvegliodiprimamattina” nel quale si riflette sulle motivazioni per le quali bisogna iniziare una nuova giornata o sul perché di un determinato sogno.
Caro mio, credo di averti elencato tutto, augurami un fantastico 2018 perché credo di averne veramente bisogno e ricorda che “chi scrive il primo dell’anno, scrive tutto l’anno!”.
Con questa promessa (che spero di mantenere per altri 364 giorni) spero di aggiornarti domani o comunque… presto!



Noemi Masetti                           

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