1 gennaio 2018
Caro
Diario,
tu
sai come sono fatta io, devo apprezzare ogni singola cosa della mia vita
altrimenti mi sembra di dare sempre tutto per scontato.
“Ci
risiamo…” ti starai dicendo.
Animo!
Non ti puoi lamentare anche il primo giorno dell’anno…
Non
ho speso 10 euro per sentire un’agenda urlare sotto il peso della mia penna.
Dicevo,
ho trovato un altro punto sul quale piantare uno dei miei “alberi filosofici” e,
naturalmente, non potevo che condividerlo con il bianco delle tue pagine!
Non
ti sei mai posto l’idea che quello che è inutile per te magari è utile per gli
altri?
Come
ad esempio quelle persone che mangiano il cibo buono dai cassonetti senza
pagare un soldo e forse vivono meglio di te?
Come
quelli che riescono a trovare il modo di leggere un libro nella fila della
posta mentre molti altri preferiscono logorarsi il cervello con le luci del
loro ultimo modello di cellulare, o ancora, sbuffare aspettando ansiosamente
che il numero nella mano appaia magicamente sul tabellone?
Perché
farsi delle domande di questo tipo e cosa starò mai pensando?
Ho
appena realizzato che l’unica cosa che scandisce il ritmo della nostra vita
è il tempo, che si può suddividere in due categorie: tempo utile e tempo perso
(o inutile).
Il
tempo utile è quello che più o meno tutti ci chiediamo nell’arco di una
semplice giornata: la durata di una storia, di un film, di un gioco, il tempo
di cottura e l’ora segnata dalle lancette di un orologio.
Mentre
quello inutile, beh… è quello che perdiamo guardando il soffitto o una mosca
che vola senza una meta precisa.
È
quel periodo di tempo in cui non fai niente (ma lo fai di tua spontanea volontà,
per te o per gli altri) giusto per poterti piangere addosso la sera prima di
dormire nel caso abbia vissuto una giornata troppo bella per i tuoi gusti.
Per
dare un addio coi fiocchi al mio caro 2017 è arrivato il momento di ricordare e
ringraziare un po’ quei momenti della mia vita che mi hanno riempito di
pensieri e di… nulla in particolare.
Prima
di tutto un enorme grazie alla mia coscienza che mi limita sempre in tutte le
cose che voglio fare ; è come un piccolo dittatore nella mia testa che, con
puro accento tedesco, mi urla frasi come “NON DIVENTERAI MAI NULLA!” oppure
“NON AVRAI UN FUTURO!” o ancora “NON PUOI DIVERTIRTI!” ma più di tutti “NON
PUOI AVERE UNA VITA AL DI FUORI DELLA SCUOLA!”. Sembra quasi che il suo scopo
sia quello di legarmi ad una sedia con delle corde in modo tale che tutto quello che voglio
realmente iniziare viene subito volontariamente rifiutato, dimenticato ma
soprattutto rimpianto.
Non
c’è bisogno di negare l’evidenza, quasi tutte le persone di quest’epoca sono
schiavi di quell’oggetto simile ad un telecomando senza tasti nel quale ogni
momento del giorno si picchiettano almeno o 100 lettere al secondo o 3 lettere
al minuto (e, no, non c’è via di mezzo).
Quindi
sotto questa categoria di persone perditempo chi non poteva mancare? Sempre io.
Il
cellulare è uno di quegli oggetti che non serve più a comunicare con le persone
nei punti più disparati nel mondo, ma viene messo sotto il naso di chiunque semplicemente
per il gusto di dimostrare, a conoscenti e sconosciuti, a che classe sociale si
appartiene.
Naturalmente
viene utilizzato più o meno per fare qualunque cosa (compiti, foto, ricerche,
video, giocare, leggere, scrivere TRANNE CHE TELEFONARE) ed è praticamente
impossibile parlare faccia a faccia senza alludere al “messaggio che ti ho
scritto prima” o al “post di Tizio Caio”. Morale della storia? Sono
PERENNEMENTE sul mio telefono, 24h su 24.
Altri
momenti da ricordare sono i famosissimi “A tavola!” di mia madre quando in sala
da pranzo non c’è nemmeno la puzza dei primi piatti, i pomeriggi mentali a suonare
nel più bel gruppo musicale sulla faccia della Terra davanti a un libro di
scuola, i ragionamenti da matematico improvvisato per far risultare sbagliato
per la ottava volta lo stesso esercizio, le ore a letto “post-risvegliodiprimamattina”
nel quale si riflette sulle motivazioni per le quali bisogna iniziare una nuova
giornata o sul perché di un determinato sogno.
Caro
mio, credo di averti elencato tutto, augurami un fantastico 2018 perché credo
di averne veramente bisogno e ricorda che “chi scrive il primo dell’anno,
scrive tutto l’anno!”.
Con
questa promessa (che spero di mantenere per altri 364 giorni) spero di
aggiornarti domani o comunque… presto!
Noemi Masetti
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